PROPOSTA DI LEGGE

“La politica è sicuramente tra gli obiettivi prioritari della Fap Acli. Non possiamo dimenticare che la Fap Acli nasce come un sindacato e la sua vera attività è l’attività sindacale da attuare mediante specifi che iniziative sui delicati aspetti della condizione anziana. Infatti la sua azione si traduce in termini di rappresentanza, di tutela sociale e di offerta dei servizi. In questo contesto i futuri organi direttivi della Fap Acli saranno impegnati a mobilitarsi intorno a parole d’ordine che diano senso e forza alle nostre principali battaglie come la tutela del diritto universale ai servizi socio-assistenziali e la lotta contro la povertà assoluta. Sono convinto che operando in tale maniera potremo anche eclutare nuove energie ed intelligenze a cui affi dare il compito di coltivare la nostra passione civile e sociale”.

C’è un tratto infatti che contraddistingue la nostra capacità di aggregare, di dare ascolto e di agire come “sindacato nuovo”. In modo più specifico rispetto alle altre associazioni sindacali, come Fap-Acli la nostra qualifica valoriale più profonda, il nostro impegno più serio, la nostra responsabilità più alta è la possibilità concreta e reale, nonché giusta, di costruire servizi per la persona, e quindi di soddisfare pienamente i bisogni dei pensionati.

Non dobbiamo avere timore di questa sfi da etica e sociale a cui le Acli e la Fap sono continuamente chiamate! E’ il nostro fi ne; uno degli obiettivi per cui siamo nati. Per questo non dobbiamo e non possiamo temere quell’idea di società più giusta che possiamo costruire! Proprio in questa logica di sistema ed in virtù, come dicevamo, dell’impegno delle Acli nell’alleanza contro la povertà, riteniamo di dare il nostro specifi co contributo come Sindacato dei Pensionati, portando avanti una proposta di legge di grande rilevanza sociale: la nostra battaglia in Parlamento è infatti quella per l’istituzione del minimo vitale per le pensioni liquidate esclusivamente con il sistema contributivo.

Nel 1995, infatti con la legge 335 – la cosiddetta riforma Dini – è stata portata avanti una grande trasformazione del sistema pensionistico che non è riuscito e non riesce a tutelare completamente tutte le classi di pensionati. Oggi, a venti anni di distanza dall’emanazione di quella legge, credo che sia urgente e necessario compiere una seria riflessione per vedere quali obiettivi sono stati raggiunti e dove si è miseramente fallito privando così la persona (pensionata) di un fondamentale riparo.

Nel corso dell’anno, infatti, il mio ed il nostro impegno, sarà finalizzato a far sì che questa proposta di legge, di cui abbiamo reso partecipi i parlamentari perché venga presentata in Parlamento, possa essere approvata e che anche il Governo possa trovare le strade per raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti. Crediamo che debba essere fatto affinché queste persone, con la nostra proposta, siano veramente tutelate ed abbiano finalmente una copertura economica e sociale con la previdenza pubblica.

Un altro impegno che ci possiamo e dobbiamo assumere è quello di trovare un’occasione pubblica – magari nel periodo del convegno di studi delle Acli – per lanciare una riflessione forte e approfondita sull’impatto che questa riforma ha avuto, a venti anni di distanza, sulla società italiana. Vogliamo coinvolgere persone; organizzare incontri e dibattiti non celebrativi ma riflessivi che indichino con una prospettiva nuova delle proposte costruttive.

Una domanda deve sempre spronarci a parlare ed agire; la pongo a voi ed ancor prima a me stesso. Oggi tutti i pensionati vivono nella salvaguardia di quei principi elementari di solidarietà propri del sistema previdenziale pubblico? Purtroppo non penso che in Italia ciò avvenga.

Sta a noi dunque intervenire!

La nostra realtà sindacale, che conta 130.000 iscritti – ed ha comunque il continuo desiderio ed obiettivo di crescere sensibilmente sempre di più – può essere considerata non molto forte solo nei numeri; non nei suoi valori, nelle sue azioni concrete e nel suo impatto reale ed efficiente per la vita dei pensionati.

Proprio a partire dalle nostre idee di fondo, che sono volte a promuovere e difendere integralmente la vita della persona e del pensionato, abbiamo proposto – con il prezioso aiuto e supporto del Patronato Acli – una legge che definisce e salvaguardia due fondamentali obiettivi politici e sociali: combattere, ancor più oggi in un tempo di crisi economica, la povertà e far sì che la previdenza pubblica continui a mantenere il suo ruolo di salvaguardia delle persone come previsto dall’art 38 della Costituzione:

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.

Come ricordavo infatti quando nel 1995 venne riformato il sistema pensionistico e fu deciso, per garantirne l’equilibrio e la stabilità, di abrogare l’integrazione al trattamento minimo sulle pensioni liquidate esclusivamente con il sistema contributivo, non furono valutate tutte le conseguenze di un simile provvedimento e soprattutto non furono presi in considerazione gli scompensi socio-legislativi che questo avrebbe generato. Oggi, grazie alla capacità di ascolto e di azione del Patronato Acli, all’impegno delle Acli e del nostro sindacato, possiamo finalmente porre rimedio ad un problema così profondo ed ingiusto.

Vogliamo provare a correggere gli effetti perversi dell’applicazione della legge 335. Sto pensando a tutte quelle situazioni pensionistiche e reddituali, in molti casi aggravate dalla presenza nel nucleo familiare di fi gli minorenni o inabili, in cui l’importo dell’assegno ordinario di invalidità, inabilità e reversibilità, non raggiunge quella soglia annua minima, definita dall’Istat, di povertà assoluta!

Stiamo parlando dunque di aspetti elementari e fondamentali che devono essere tutelati non solo dall’impianto di un normale Welfare State ma soprattutto dal sistema previdenziale di una società che si basa su principi di giustizia e parità sociale com’è la nostra. Si tratta a mio avviso di difendere il bene comune ora indebolito, di tutelare il valore e la dignità della persona umana ora offesa, di promuovere ed accrescere diritti primordiali di vita e di sussistenza!

C’è un’altra domanda che voglio condividere con voi la cui risposta svela un’altra delle caratteristiche peculiari del movimento aclista e del suo sindacato in merito proprio a questa nostra proposta di legge. Ho evidenziato all’inizio la nostra capacità politica e sociale di dare ascolto ad ogni bisogno ed esigenza in cui il pensionato ma ancor prima la persona umana si trova a vivere. Ma da dove viene questa qualità di far parlare chi pubblicamente non ha voce se non dal fatto che le Acli e con lei la Fap sono vicini a chi grida e dunque soffre socialmente ed economicamente? Come rendersi conto di queste situazioni emergenziali di povertà di cui abbiamo parlato se non si vive e non si opera quotidianamente a stretto contatto con e per il pensionato?

Ecco perché il mio ringraziamento va oltre naturalmente alle Acli, al Patronato delle Acli che con i propri operatori, i volontari è una straordinaria ricchezza non solo per il mondo Acli ma per tutto il sistema di tutela e dunque di giustizia sociale nel nostro paese.
E’ proprio infatti dai casi segnalati dal Patronato Acli che siamo partiti nella nostra riflessione politica.
Nella Segreteria nazionale abbiamo iniziato ad individuare una soluzione a questo tema e poi proprio con gli esperti del Patronato abbiamo lavorato per il testo di questa proposta di legge.
Davvero a tutti loro va il mio sincero e sentito ringraziamento. È giunto dunque il momento di condurre una vera e propria campagna politica volta a costruire una uova legge per garantire il superamento di quel vuoto umano e normativo prodotto dalla mancata integrazione al minimo sulle pensioni liquidate esclusivamente con il sistema contributivo. Siamo chiamati come Fap-Acli a proporre una normativa che assicuri un futuro dignitoso a tutti quei cittadini che, ripeto, vivendo in gravi situazione di salute o con il coniuge defunto o con fi gli minori o inabili e ricevendo la pensione, si ritrovano a vivere in condizioni disagiate, al limite della soglia di povertà, senza disporre di un reddito annuo minimo definito dall’Istat come vitale.
Come Segretario nazionale delle Fap Acli, ma ancor prima, come cristiano e come cittadino italiano, mi sento personalmente chiamato in causa ed in prima linea a difendere e tutelare i diritti fondamentali di pensionati che spesso rimangono fuori anche dai circuiti che ci farebbero conoscere la loro esistenza.
E’ un percorso che è appena iniziato e per il quale chiedo a tutti i nostri territori di diventare protagonisti, organizzando incontri di approfondimento a livello territoriale con i parlamentari e le autorità locali. La proposta di questa legge infatti corrisponde in pieno, come detto, a quell’idea di sviluppo, di condivisione e di struttura territoriale e locale che fi n dalle origini ci
ha costituiti come realtà associativa.
I territori infatti sono la nostra forza e la nostra ricchezza. Sono le nostre basi fondamentali da cui far partire un riformismo sociale sostenibile, coraggioso, pragmatico ed efficiente che sappia finalmente avvicinare e legare il mondo della politica nazionale con la sua normativa assistenziale ai diversi luoghi, alle situazioni di vita più disparate ed alle persone con più disagio.
Aggregare, dare ascolto ed agire.
Il nostro obiettivo è che questa legge venga presentata in parlamento dai parlamentari di diversa estrazione che abbiano l’obiettivo prioritario e basilare del bene comune e della giustizia sociale. Ci aspettiamo che anche il Governo faccia la sua parte al momento della presentazione del dpcm previsto nella legge di stabilità 2015 per sostenere i titolari di pensioni basse.
Di questa battaglia saremo tutti protagonisti. Abbiamo intitolato la nostra campagna “E se piove?” Raffigurando una persona che durante una giornata uggiosa di pioggia è riparata da un ombrello munito di sole stecche e privo della copertura di stoffa. È una provocazione ma non vogliamo che la previdenza pubblica continui a coprire tutte le persone.
Solo così, operando per il bene comune, con una vera attenzione verso la persona e i servizi essenziali, saremo in grado di arrivare ad una riforma giusta, che restituisca dignità a quelli che, seppur pensionati, rischiano di diventare i nuovi poveri.

Serafino Angelo Zilio
Segretario nazionale FAP

Proposta di legge