Padova 16 giugno 2014 – Oggi è un giorno ricco di soddisfazione,  che voglio dedicare ai ringraziamenti per le numerosissime persone che mi hanno permesso di raggiungere questa mia candidatura. Un grazie particolare ad Andrea Luzi e Serafino Zilio che hanno speso parole sincere e piene di affetto e fiducia nei miei confronti. Un abbraccio speciale al mio amico Claudio Prearo che in otto anni ha saputo, sia pure tra mille difficoltà, tenere solide le fondamenta dell’Associazione Anziani e Pensionati del Veneto.

Di solito un’assise congressuale è una verifica interna delle responsabilità, riflettere sul cammino percorso e approntare nuove strategie. Mentre oggi mi sembra un giorno di festa tra amici, un segno che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta, coesione, solidarietà e passione oggi ci accomuna e ci rende sereni.

Diversi anni fa nelle Acli del Veneto si sentiva l’esigenza di fa nascere un soggetto, che non crescesse con il solo ricorso alle routine acliste, ma che creasse una nuova area associativa adatta ad interpretare ed accogliere le istanze dell’anello più debole della nostra società, i pensionati e gli anziani. Si trattava, dunque, di dare vita alla Federazione Anziani e Pensionati, una associazione sindacale che, attraverso attività innovative, potesse tutelare i diritti dei propri futuri associati. Tutto questo è stato iniziato egregiamente da chi mi ha preceduto e oggi, se sarò eletto, spetterà a me rafforzare questa realtà e continuare questo cammino. Immagino una associazione che possa finalmente fare politica. Politica nell’accezione più nobile della parola, evocando le radici di un’identità che hanno accompagnato le Acli dalla loro esistenza ad oggi, le nostre radici cristiane.

Certamente la nostra è una scelta coraggiosa e non facile. Le organizzazioni di massa finalizzate alla rappresentanza venivano e vengono ancor peggio oggi, colpite al cuore dal feroce irrompere della crisi economica, dalla disoccupazione crescente e dalla marginalità diffusa. Ma la Federazione Anziani e Pensionati, deve essere un sindacato nuovo dei pensionati, che abbia il potere di rappresentare i propri iscritti in un momento così difficile del Paese e delicato per milioni di famiglie.

In una mia relazione, quattro anni fa, ebbi a precisare con enfasi, che la FAP non poteva essere o immaginata come un gruppo parrocchiale o la pro-loco di questo o quel paese, nata per organizzare gare di briscola o di bocce o qualche altro tipo di iniziativa estemporanea, attività indubbiamente importantissime per la socializzazione dell’anziano, ma che la FAP doveva essere qualcosa di diverso. Doveva sperimentare un modello sindacale innovativo, immaginare una nuova formula di rappresentanza, centrata, non più sul lavoro, ma sulla cittadinanza attiva degli anziani. Indipendentemente dal loro precedente lavoro, rappresentarli e tutelarli credendoci, facendo valere i loro diritti in quanto ancora cittadini e protagonisti attivi delle nostre città.

La FAP doveva diventare protagonista a pieno titolo del dibattito e del confronto sulla politica di welfare in cui, oltre alla difesa delle pensioni, si battesse anche per una migliore qualità di vita in un quadro di solidarietà tra generazioni. Lo doveva fare con spirito Acli, mettendosi al servizio dei più deboli con umiltà e amore, una via che tutti i cristiani sono chiamati a seguire, esaltando, così, la differenza con le altre associazioni sindacali dei pensionati. Ebbene questo pomeriggio posso promettervi che questi rimangono i miei obiettivi e vi chiedo di condividerli assieme.

Un abbraccio.