PANDEMIA E VACCINI

CHIAVE DI LETTURA

di Franco Marchiori vice Segretario regionale FAP ACLI del Veneto

 

il 21 febbraio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Papa Francesco hanno rivolto un pensiero di riconoscenza per l’impegno profuso, in una missione così impegnativa, da medici e operatori ricordando quanti tra loro hanno perso la vita a causa della pandemia. 

La FAP Veneto si esprimeva sull’impatto del Coronavirus nel giugno 2020:

  1. evidenziando la elevata mortalità degli anziani (90% con età maggiore di 65 anni) la criticità delle situazioni in numerose RSA e Case di Riposo;
  2. richiamando l’attenzione alla cultura dello “scarto” su invito di papa Francesco;
  3. rivolgendo l’appello “senza anziani non c’è futuro” in collegamento con la Comunità di Sant’Egidio.

L’impatto del coronavirus ha riproposto la fondamentale funzione della sanità pubblica tramite il servizio Sanitario nazionale gestito dalle regioni e la riqualificazione della sanità territoriale di competenza dei distretti.

Sull’attuale andamento preoccupa la ripresa dei contagi per effetto delle varianti al virus.

Fino a poco tempo fa si intravvedeva la luce in fondo al tormentato tunnel della Pandemia con l’attuazione del Piano di vaccini, in collegamento con l’Unione Europea, articolato sulla priorità alle categorie più esposte: personale medico e sanitario, persone più fragili quali gli operatori e anziani delle case di riposo e delle RSA.

In questi giorni stanno per esser chiamati gli over ’80. È iniziata la somministrazione dei vaccini anche al personale scolastico.

La produzione dei vaccini ormai noti, avvenuta in poco tempo, è frutto di una azione congiunta tra società private dotate di notevoli potenzialità nel campo della ricerca di tecnologie innovative e l’Unione Europea che ha contribuito finanziariamente ed ha sottoscritto accordi preliminari di acquisto per la fornitura dei vaccini.  Tale collaborazione ha consentito il contenimento dei prezzi a carico di tutta la UE.

L’attuazione del Piano è stata fortemente rallentata a causa del mancato rispetto della fornitura delle quantità programmate di vaccini fino a compromettere il raggiungimento della immunità di gregge (che si ottiene vaccinando circa 70% della popolazione).

          È emerso un “mercato parallelo” rappresentato da intermediari che hanno offerto ad alcune regioni, tra cui il Veneto, vaccini delle stesse società che hanno sottoscritto accordi con la UE per la fornitura. Tali società hanno escluso questa possibilità. Tuttavia, al fine di verificare ipotesi di truffa, sono state presentate denunce alla Procure della Repubblica competenti.

I leader della UE, con la partecipazione del Presidente del Consiglio Draghi, si sono espressi affinché siano rispettati i contratti di fornitura e per una accelerazione della produzione e approvazione di nuovi vaccini.

Secondo le dichiarazioni della Presidente Ursula Von Der Layen si potrebbe raggiungere l’immunità di gregge entro il primo semestre 2021. Ma ci sono forti dubbi che ciò possa avvenire dal momento che nei contratti di fornitura non sono previste penali. 

In questi giorni si apprende che a partire dal mese di marzo aumenterà la disponibilità di vaccini con le forniture di un quarto produttore (Johnson &Johnson), che si affianca agli altri già noti (Pfizer, Moderna, AstraZeneca), e che si distingue dagli altri vaccini perché viene effettuata una unica iniezione senza il richiamo. Sulla questione del richiamo il Governo sta valutando, con il contributo degli esperti scientifici, se sia più utile, al fine di contrastare l’epidemia, utilizzare le scorte esistenti di vaccini per estendere il numero dei vaccinati anziché fare il richiamo previsto.  Il richiamo potrà comunque essere fatto nei tempi previsti, variabili a seconda dei vaccini attualmente iniettati, da 3 settimane a 4 mesi). 

          L’incremento di produzione di vaccini da parte di alcune industrie italiane, in un contesto che pone l’industria farmaceutica italiana tra i primi posti nel mondo, è in corso di verifica da parte del Governo e di Farmindustria. Si tratta però, di processi industriali complessi, che richiedono un tempo stimato in 6 – 12 mesi, che saranno importanti per contribuire insieme ad altri produttori della Unione Europea ad una maggiore produzione di vaccini.

Rispetto al contesto nel quale sono stati decisi gli accordi sui vaccini tra la UE e le società private sono da considerare alcuni elementi riguardanti le varianti al virus e la funzione dei brevetti in rapporto alla produzione ed al costo dei vaccini,

          Le varianti al Il virus causano un aumento di contagi: per i prossimi anni è prevedibile una ricerca e produzione continua di nuovi vaccini per cui sono ipotizzate vaccinazioni annuali come nel caso dei vaccini influenzali.

          La pandemia è un fenomeno con gravi conseguenze per tutta la popolazione mondiale e la risposta dei sistemi sanitari dei vari paesi è profondamente condizionata dai livelli della sanità e delle rispettive economie. Si verificano enormi disuguaglianze per cui è di grande attualità quanto affermato in occasione del recente G7 (Regno Unito, USA, Italia, Francia, Germania, Giappone, Canada): “Nessuno è sicuro finché tutti non sono al sicuro”. Per questo é stato deciso di destinare 7,5 miliardi di dollari in modo da fare arrivare i vaccini nei paesi del terzo mondo.

     Al prossimo convegno più allargato dei Paesi del G20, con presidenza italiana, spetta il compito di impostare la campagna globale contro la pandemia, con la mobilitazione dei paesi più ricchi, per sostenere i sistemi sanitari dei Paesi “più poveri” che incontrano maggiori difficoltà ingenerate, nel corso della storia, dallo sfruttamento delle loro risorse economiche ed ambientali.

      La produzione di vaccini coperti da brevetti, sulla base di una legislazione che protegge la proprietà intellettuale degli stessi vaccini, è soggetta alle logiche di mercato ai fini della fissazione dei prezzi che rischiano di non essere sopportati da tanti Paesi o dalla popolazione, se non sono pagati dagli stati, con gravi conseguenze in termini di mortalità.

          Se da un lato tale protezione può essere giustificata dagli investimenti fatti per lo studio e la ricerca, fonte di progresso scientifico nella medicina, nel caso della pandemia sono in gioco il destino di cura o di morte di milioni di persone a livello mondiale.

          È quindi opportuno ricordare alcuni precedenti che hanno segnato la storia.

Jonas Salk negli anni ’50 non mise alcun brevetto sul vaccino antipolio rinunciando ai profitti. Negli anni ’90 Nelson Mandela, presidente del Sudafrica, scelse l’opzione delle licenze obbligatorie per la sospensione delle regole sulla proprietà intellettuale dei brevetti per produrre farmaci equivalenti generici per contrastare l’HIV.

          Recentemente una ditta di Brescia si è avvalsa della depenalizzazione dello sfruttamento di un brevetto di altro soggetto per produrre le valvole dei respiratori della terapia intensiva, rischiando di essere chiamato in giudizio dal titolare del brevetto che aveva negato il suo permesso alla riproduzione.

          È necessario, che i brevetti che riguardano la cura e la vita di tante persone non ostacolino l’accesso e la disponibilità dei vaccini contro la pandemia e che questi siano considerati bene comune universale in modo da anteporre la salute pubblica al profitto privato.  Per questo, a livello europeo e nazionale, è iniziata una raccolta di firme da presentare alla Commissione Europea.