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L’età minima per andare in pensione, che per decenni è stata di 60 anni per le donne e di 65 per gli uomini è solo un ricordo.
Con una circolare l’INPS aumenta di 4 mesi l’età per andare in pensione.
Prima della riforma Fornero del 2011, si poteva accedere alla pensione con calcolo legato esclusivamente all’età anagrafica, la cosiddetta pensione di vecchiaia, oppure ad una combinazione di età anagrafica ed anzianità contributiva detta pensione di anzianità.
Con la legge 214 del 2011 le pensioni di anzianità sono state abolite, anche se è ancora possibile andare in pensione prima dell’età se si accetta una decurtazione dell’importo mensile.
Con la stessa legge sono state cancellate le finestre d’uscita “legge n. 247 del 2007” e le finestre mobili “legge n. 122 del 2010”ma solo per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011.
In base agli incrementi della speranza di vita tra il 2016 ed il 2018 gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi diversa, invece, l’età fissata per le donne.

Età minima per il pensionamento al 1° gennaio 2016

                                                             Donne                                             Uomini
Lavoro dipendente pubblico          66 anni e 7 mesi                             66 anni e 7 mesi
Lavoro dipendente privato             65 anni e 7 mesi                             66 anni e 7 mesi                       
Lavoro autonomo                             66 anni e 1 mese                            66 anni e 7 mesi

Dal 2018, diventerà gradualmente per tutti 66 anni e 7 mesi, senza distinzioni di sesso o di ambito lavorativo. Poi ci sarà un adeguamento nel 2019 e ulteriori aggiornamenti ogni due anni, in base alle variazioni della speranza di vita rilevati dall’ISTAT.
Chi ha cominciato nei primi anni ‘70 a lavorare, può andare in pensione prima delle età sopra indicate ma alle seguenti condizioni:
a. le donne, se hanno maturato 41 anni e mezzo di contributi versati;
b. gli uomini, se hanno maturato 42 anni e 6 mesi di contributi versati.
In tal caso, però, c’è una penalizzazione del 2 per cento per ciascun anno di anticipo rispetto ai requisiti di “vecchiaia”.
Con la Legge di stabilità 2016 è stata invece prolungata a tutto il 2016, come misura di salvaguardia la cosiddetta “Opzione Donna”. Potranno andare in pensione le donne che maturano i requisiti necessari (57 anni d’età o 58 per le lavoratrici autonome e 35 di contribuzione) entro il 31 dicembre 2015, scegliendo l’applicazione del solo metodo contributivo per il calcolo dell’assegno mensile.
La legge di Stabilità 2016 estende la facoltà di ricorrere all’opzione donna alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza del trattamento pensionistico sia successiva a tale data.
Inoltre possono ritirarsi da lavoro a 64 anni
a. i lavoratori del settore privato in possesso di 35 anni di contribuzione, che con le vecchie regole avrebbero maturato i requisiti di anzianità con il sistema delle “quote” entro il 31 dicembre 2012, praticamente, i nati nel 1950-52;
b. le lavoratrici del settore privato che hanno maturato 60 anni d’età e 20 anni di contributi entro il 31 dicembre 2012.
Mentre per chi lo vorrà, si potrà lavorare anche dopo aver maturato i requisiti di vecchiaia, fino all’età di 70 anni. In tal caso, l’importo della pensione aumenta, essendo applicato il coefficiente di trasformazione che tiene conto dell’età.